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Cannabis. Droga leggera, pur sempre droga per i suoi effetti psicoattivi è costantemente immersa nel dibattito ideologico tra legalizzazione e proibizionismo. Mostrata dai mass-media prevalentemente in termini di illegalità, devianza, disagio giovanile, ma sempre più presente all’interno di un consumo “normalizzato”, diffuso trasversalmente per fasce d’età e ceto sociale. Sostanza caratterizzata da ambiguità, contraddizioni sia nel dibattito pubblico ma anche nel mondo scientifico.

In questo articolo ci proponiamo di riportare alcune riflessioni emerse dal convegno “La Cannabis tra stigma e normalizzazione. Teorie, pratiche, politiche” che si è svolto il 27 e 28 novembre 2014, presso il dipartimento di Scienze dell’Educazione di Bologna.
Tra gli ospiti presenti al convegno una parte della discussione è stata dedicata al tema dell’autoregolazione del consumo di sostanze, Leopoldo Grosso ( vice presidente del Gruppo Abele) protagonista di tale intervento.
Nota da tempo è la teoria che chi faceva uso di cannabis passasse con maggiore probabilità al consumo di altre sostanze illegali ritenute più pericolose, come cocaina ed eroina (Gateway hypothesis); oggi invece si dà maggiore importanza anche alle caratteristiche personali del soggetto e all’influenza dell’ambiente circostante. In altre parole una persona che fa uso di cannabis non necessariamente passa all’utilizzo di altre sostanze, ma può invece rimanere fedele alla cannabis e ad un certo punto smettere.
Esistono diversi modelli di consumo che non portano necessariamente alla dipendenza e che seguono diverse traiettorie, dettate dalla durata temporale, dalle motivazioni, dal setting, dalla biografia personale,ecc. Emerge come attraverso strategie personali ed esperienze vissute in gruppo sia possibile un consumo controllato da parte dei consumatori, spesso non costante nel corso del tempo ma, comunque, ricercato per ridurre rischi ed inconvenienti personali.

Dall’intervento di Grosso è emerso che c’è maggiore probabilità di fare attenzione a mantenere un consumo controllato se si ha una vita stabile, con impegni regolari, con aspirazioni, soddisfazioni e con un buon sistema di relazioni, per non mettere tutto ciò a repentaglio.

Il controllo si impara attraverso la conoscenza e la consapevolezza sia oggettiva sulle sostanze e sul contesto, sia soggettiva sul proprio Sé, sulla propria disposizione personale, sul proprio vissuto.
È all’interno del gruppo che avviene il primo apprendimento di autoregolazione del consumo. Il gruppo definisce spazi e tempi, stigmatizza il consumo eccessivo, limitandolo ad alcuni setting ambientali di gruppo a scopo ricreativo, stigmatizza aspetti che portano ad un consumo regolare, ribadisce che il consumare insieme è una pratica più sicura. Il gruppo decide quanto, quando e dove fumare, cosa dire ai novizi e talvolta come dissuadere qualcuno dal consumo, come regolare i rapporti con il contesto sociale, interviene sugli effetti non desiderati soprattutto riguardanti il mix di sostanze e sulla sicurezza.
Nel momento in cui la persona si allontana dal gruppo e continua a consumare individualmente, rimangono le regole interiorizzate nel periodo precedente, ma c’è anche il rischio di un allentamento di queste ultime, poiche manca lo sguardo e la valutazione degli altri. Tuttavia il consumatore individuale può allo stesso modo cercare di controllarsi e generare nuove regole come “mai prima di andare a lavoro”, “non prima degli esami”, “non se sono di cattivo umore”.

Il panomana sul consumo controllato e autoregolato si è esteso allo studio di altre sostanze come la cocaina e l’eroina, considerate come più pericolose e più a rischio di procurare dipendenza. Studi di Cohen, Decorte, Warburton, Zuffa e altri mostrano come, relativamente a queste due sostanze, le persone possano darsi un vero e proprio sistema di regole da rispettare per far convivere il consumo di droga con i sistemi familiare, relazionale, legale, lavorativo.

La prospettiva dell’autoregolazione è un modo nuovo di guardare al consumo di sostanze, permette di coglierne le sfumature, rendendo più complessa l’associazione tra droga e dipendenza, riconoscendo protagonismo ed empowerment ai consumatori, come “esperti di esperienze”.

Articolo a cura del gruppo di tirocinanti presente in Area15.

Per approfondimenti:

Warburton H., Turnbull P.J., Warburton M.H. (2005), Occasional and controller heroin use: Not a problem?, Disponibile sul sito: www.jrf.org.uk

Cohen P., Arjan S. (1994), Cocaine use in Amsterdam in not deviant subcultures, “Addiction Research”.

Decorte T. (2001), Quality control by cocaine users: underdeveloped harm reduction strategy, “European Addiction Research”.

Zuffa G. , a cura di (2010), Cocaina e consumo controllato, Edizioni Gruppo Abele.

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