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Bologna centro. Vita universitaria. Mi sto chiedendo perché si apprezza la ketamina in questo contesto e credo che sia legato alla nostra frenetica quotidianità. Vorrei riflettere allora su quanto l’utilizzo di questa sostanza sia legato, se non intrecciato, al nostro stile di vita. Inizialmente usata nei rave party si è poi allargata a macchia d’olio nei contesti più vari, anche per fare un aperitivo in casa o per rilassarsi al parco con gli amici. Si è davvero radicata l’esigenza in noi giovani di assumere qualcosa per rilassarsi? Siamo sicuri di non riuscire più a goderci il tempo per la noia? Ho condotto una serie di brevi interviste con alcune ragazze studentesse universitarie tra i 20 e i 25 anni,  le loro storie hanno confermato e contemporaneamente sradicato le mie credenze su un argomento così complesso come la ketamina. Queste sono alcune  testimonianze che possono aiutare a  comprendere le implicazioni che l’uso di questa sostanza comporta.

Di seguito le domande che sono state poste alle ragazze coinvolte che hanno fatto uso di ketamina almeno una volta negli ultimi tre mesi. 1> in che contesto la utilizzi?  2> pensi ci sia una correlazione tra il periodo storico in cui vivi e l’utilizzo di ketamina? 3> quali accorgimenti per utilizzare responsabilmente ketamina.

Distanza emotiva. Annichilimento. Forti viaggi interiori. Tentativi di evasione dalla frenetica società. Insoddisfazione quotidiana. Ecco alcuni elementi in comune estrapolati dalle interviste delle ragazze. “Credo che sia una sostanza da consumare in compagnia, ma se la utilizzo poi tendo ad isolarmi” – ecco per esempio una delle contraddizioni più grandi che è emersa. “Un paio di settimane fa ho sentito una ragazza dire che la ketamina è la nuova eroina, perché ti spegne, al che le ho chiesto cosa prendesse lei e mi ha risposto che fa uso di speed e paste, a detta mia molto più dannose sia fisicamente che psicologicamente” – così rifletteva una ragazza, affermando che in generale,  al di là della sostanza in questione, è necessario avere uno SGUARDO CRITICO, saper dosare e riflettere sugli effetti di tutte le sostanze. “Il contesto è la mia testa”-  c’è chi la preferisce in solitudine mentre dipinge (una sfumatura più psiconautica che ricreativa) o studia, in generale nel rispondere al primo quesito è venuto fuori che ormai si utilizza dappertutto, trasversale ai contesti sociali. “Esistono molti gruppi di supporto e riduzione del danno a cui chiedere informazioni, poi è importante documentarsi bene su quello che si sta assumendo e sulla modalità (ad esempio rispettare regole igieniche nel caso dell’assorbimento per via nasale) e anche, se possibile, confrontarsi con i proprio amici e avere sempre un occhio critico sul proprio utilizzo cercando di capire quando si sta passando da uso ad abuso”- ecco un’altra riflessione interessante sull’utilizzo e le strategie di riduzione dei rischi. Ma com’è possibile che l’alienazione sia sociale e nella dimensione ricreativa? E’ l’aspetto psichedelico dell’effetto che inganna? Per ognuno è diverso, l’effetto di una sostanza è sempre personale e la ketamina, che così tanto si è insinuata in tutti gli ambienti, ha bisogno di sensibilizzazione senza allarmismo, di parlarne in maniera critica, ma non distruttiva. “Per godere della ketamina sarebbe necessario non abusarne e consumarla insieme a qualcuno, magari in uno spazio aperto, in mezzo al verde, per sentire amplificate tutte quelle sensazioni e percezioni che la ketamina enfatizza” – questo a proposito di come utilizzarla. Si parla anche di sogno lucido, di vedere la realtà come un videogioco, come se fosse una realtà virtuale. “Non cerco un effetto preciso dalla ketamina, anche perché è una droga che non ho capito la prima volta che l’ho assunta, ma mi piace la dilatazione dello spazio-tempo soggettivo che ne consegue” – è forse questo il lato che appassiona così tanto oggi? Sognare a occhi aperti come fosse una fase REM? “È una sostanza che può dissociarti e alienarti dalla realtà, per cui in questo periodo, in cui la dimensione che viviamo è sempre più frustrante, è ovvio che il consumo di ketamina è legato anche all’ insoddisfazione, al cercare qualcos’altro, al portarci altrove o semplicemente a spegnere le emozioni che proviamo e che non ci piacciono” – ecco cosa hanno riferito a proposito della sensazione che si prova e la riflessione è poi continuata con: “Produce effetti diversi a seconda del proprio stato d’animo e del contesto in cui ci si trova, per cui è molto importante scegliere la situazione giusta. Dalle interviste emerge che la modalità d’assunzione è influenzata dalla nostra società e dalle esperienze, forse è qui che la ketamina illude: non è LSD, non si cammina in un’altra realtà distorta che non ci si rende conto di percepire, si cammina invece in una realtà che si è consapevoli di modificare, che si sa che non è lucidamente così e si fluttua. “Di sicuro la nostra generazione più di altre cerca un po’ quella sensazione anestetizzata e dissociata che dà la ketamina, ti distacca per qualche ora da una vita stressante e da mille preoccupazioni date da un futuro incerto” – si rende conto in prima persona una delle ragazze del coinvolgimento multidimensionale che ha una sostanza ai giorni nostri. Quindi piace l’autoinganno? Tutte le persone incontrate, partecipanti e non all’intervista, hanno spesso detto che sotto effetto di ketamina vedevano loro stessi da fuori, come se fossero un’altra persona, un clone di loro stessi che si osserva. “Ma se provo gusto nel non essere in me stesso, non sono forse annichilito?

Articolo a cura di Asja Lupinetti, tirocinante per il corso di laurea Educatore Sociale e Culturale di UniBo

 


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