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Quali i rischi connessi 

L’alcol, anche chiamato etanolo o alcol etilico, si trasforma in una fonte di rischio quando assunto in contemporanea ad un farmaco, dato che ne può potenziare gli effetti collaterali o  alterne l’effetto.

Quelli indicati di seguito sono a grandi linee i rischi principali dovuti al mix alcol-medicinali:

  • la prima consiste nella capacità dell’alcol di interferire con l’assorbimento del medicinale aumentandolo o diminuendolo a livello gastrico o intestinale.
  • la seconda invece si verifica nella condizione in cui l’assunzione di alcol sia regolare, poiché questa provoca un aumento dell’attività degli enzimi del fegato, i quali vanno a smaltire più velocemente l’etanolo, ma anche tutti quei farmaci che a livello ematico sono metabolizzati dallo stesso sistema enzimatico, andando così a diminuire l’efficacia terapeutica del farmaco;
  • la terza possibilità, comporta un effetto di sommazione, cioè il mix sottopone l’organismo a un’eccessiva quantità di sostanze farmacologiche e di conseguenza a una tossicità.
    Se per alcuni farmaci gli effetti si verificano anche quando si beve alcol a distanza di qualche ora dall’assunzione del medicinale, per altri gli alcolici vanno evitati durante tutto il trattamento.

A quali farmaci prestare più attenzione?

Psicofarmaci: tutti gli psicofarmaci sono divisibili in quattro grandi categorie: ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori e antipsicotici.

Per quanto riguarda gli ansiolitici (calmanti), un’assunzione di entrambe le sostanze causa un potenziamento degli effetti del farmaco,accentuando la sonnolenza nella persona, provocando confusione mentale, ma anche disturbi dell’attenzione e della percezione. Anche non essendo ubriachi, ad alte dosi si può assistere al fenomeno della‘depressione respiratoria’, che se non trattata in tempo può portare a morte. Tra i medicinali appartenenti a questa ‘famiglia’, è diffuso l’utilizzo di barbiturici, benzodiazepine o antiepilettici, che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale. Il connubio con l’alcol, anche a piccole dosi, può aumentare gli effetti di depressione dei parametri vitali prodotti da questi farmaci, con conseguente sonnolenza, riduzione della vigilanza e dei riflessi. È pertanto consigliabile NON assumere alcol, ansiolitici e/o ipnoinducenti assieme.

Gli antidepressivi, invece, sono usati principalmente per trattare i disturbi dell’umore, come la depressione e il disturbo bipolare. Tra le classi a cui prestare più attenzione ci sono gli antidepressivi triciclici (TCA), con i quali è caldamente sconsigliato il connubio con l’alcol; e gli inibitori selettivi del reuptake di serotonina (SSRI), tra cui si ha il Prozac e simili, con cui invece si ha più margine di assunzione. In generale i rischi maggiori si riscontrano con i farmaci che agiscono direttamente sul sistema nervoso, come appunto quelli per la depressione, per l’ansia, l’epilessia o l’insonnia, ma anche altre gravi sofferenze psichiche (vedi anche ansiolitici). Gli effetti sono molto soggettivi e legati al farmaco che si sta assumendo, comunque tra i più comuni si hanno: sonnolenza, confusione mentale, peggioramento dei sintomi principali della depressione stessa, ridotto livello di vigilanza, compromissione della capacità di giudizio e criticità, alterazione dell’umore, fino al coma, per alte dosi.

Il pericolo si presenta anche in piccole quantità di alcol.

Gli stabilizzatori, che formano la terza categoria, influenzano il tono dell’umore e aiutano a mantenere il beneficio delle oscillazioni umorali. La loro azione riduce la gravità, la durata degli episodi depressivi e maniacali, talvolta prevenendone anche la comparsa. Questa classe di farmaci comprende i sali di litio, indicati per il disturbo bipolare, le psicosi schizoaffettive e le depressioni resistenti, e alcuni prodotti antiepilettici (carbamazepina, valproato di sodio, gabapentin). Tra gli effetti del mix alcol-stabilizzatori si può considerare l’accentuazione del senso di depressione.

Infine gli antipsicotici vengono a loro volta classificati secondo criteri diversi. Si distinguono gli antipsicotici classici, tradizionalmente conosciuti come neurolettici, tra i quali si hanno ad esempio la promazina, l’aloperidolo o la cloropromaziona. Come seconda classi invece gli antipsicotici atipici, cioè di nuova generazione, tra cui si possono trovare clozapina, risperidone, olanzapina o anche quetiapina. Alcuni degli effetti conseguenti al mix potrebbero essere: depressione respiratoria.

Antistaminici: anche in questo caso il mix, spesso sottovalutato, provoca sonnolenza e stato confusionale, andando ad influire sulla condizione di veglia e a rallentare i riflessi.

Analgesici (antidolorifici): a questa ‘famiglia’ appartengono tre classi di farmaci, la prima è quella dei FANS (antinfiammatori non steroidei), che sono venduti prevalentemente senza ricetta e comprendono dall’aspirina, all’ibuprofene, il ketoprofene e molti altri. In questo caso il danno maggiore è alle pareti dello stomaco e consiste in un sanguinamento gastrico, perciò, oltre ad evitare l’assunzione di alcol, si consiglia anche di assumere questi farmaci sempre a stomaco pieno. La seconda classe è quella degli analgesici-antipiretici, tra cui abbiamo il paracetamolo, assunto per alleviare il dolore e per la sua azione antipiretica. Il danno in questo caso coinvolge il fegato, solitamente già affaticato per l’assunzione singola di alcol. L’ultima classe è quella degli analgesici oppioidi, che comprendono morfina, codeina, fentanyl, metadone, ossicodone e buprenorfina; un mix con questi causa principalmente sonnolenza, sedazione, depressione respiratoria e stato confusionale, nei casi più gravi anche arresto respiratorio e morte.
Farmaci antitosse: quando si parla di farmaci antitosse ci si riferisce soprattutto ai sedativi dellatosse a base di codeina e di destrometorfano. Gli effetti causati dal mix possono essere riscontrati anche con piccole dosi di alcol e tra i più comuni si hanno l’aumentodel rischio di nausea, il vomito, l’irritabilità  e il mal di testa.

Antibiotici: sono assunti prevalentemente per curare infezioni causate da batteri. Tra questi esistono antibatterici e antimicrobici, tra cui il cefamandolo, il tinidrazolo ed il metronidazolo, che richiedono una cautela particolare. Non solo infatti non è consigliato assumere alcol durante la terapia, ma anche per i tre/quattro giorni successivi alla conclusione della stessa. Alcol e antibiotici (in particolare cefalosporine) causano un aumento dei tipici malesseri associati a una sbornia, come arrossamento della cute e del torace, vampate di calore, mal di testa, vomito, ipotensione e palpitazioni. Più in generale gli effetti riscontati possono essere vampate di calore, cefalea, nausea, crampi allo stomaco e vomito.

Farmaci usati per il disturbo di acidità gastrica: per diversi motivi, che vanno dallo stress a una cattiva alimentazione, si può verificare un’eccessiva secrezione acida, aumentando il rischio che i succhi gastrici secreti dallo stomaco vadano a perforare la parete dello stesso, causando delle ulcere. Si possono distinguere due categorie principali all’interno di questa famiglia: quei farmaci che inibiscono o neutralizzano la secrezione gastrica e quelli che invece proteggono la mucosa, ossia vanno a costituire una barriera fisica sulla superficie. Assumere questi farmaci assieme all’alcol non solo aumenta l’acidità gastrica, ma contrasta anche l’azione dei farmaci che difendono la mucosa dello stomaco.

Altri farmaci: chi assume farmaci per abbassare la pressione arteriosa (ace inibitori, beta-bloccanti, diuretici e nitrati) dovrebbe non associarli con l’alcol, dato che spesso capita di assistere ad un aumento dell’azione antipertensiva del farmaco con caduta improvvisa a volte della pressione arteriosa e si manifestano anche tachicardie e sbalzi di pressione. Devono bere con moderazione coloro che assumono farmaci anticoagulanti, per non aumentare il rischio di emorragie, e coloro che assumono statine (usate soprattutto per abbassare il colesterolo), così da non incorrere in dolori e fatiche muscolari o l’aumento del rischio di tossicità epatica.

Safer use

La cosa migliore durante una terapia farmacologica sarebbe evitare di assumere alcol. Nel caso in cui tu abbia deciso di farne uso, cerca di ascoltare i segnali che il tuo corpo può dare, così da poterti comportare di conseguenza. Ad esempio. se avverti alcuni degli effetti che hai letto qui sopra, e sai di fare uso di qualche farmaco, smetti di bere e qualora la situazione si aggravasse vai dal medico. In genere, un’assunzione di alcol moderata consiste in 2-3 bicchieri (125 ml)* per l’uomo, 1-2 per la donna è soltanto 1 per gli anziani, sempre durante i pasti. Se hai dubbi rispetto agli effetti del farmaco che stai assumendo puoi controllare eventuali indicazioni presenti sul foglietto illustrativo del medicinale oppure rivolgerti direttamente al tuo medico.

*Il nostro organismo smaltisce mediamente una unità alcolica (12 grammi di alcol) all’ora. Una unità alcolica corrisponde ad 1 bicchiere di vino da 125 ml; 1 lattina di birra da 33cc; 1 bicchiere di aperitivo da 80 ml; un bicchierino di superalcolico da 40 ml. Gli uomini, per una concentrazione di enzimi, smaltiscono l’alcol un po’ più velocemente delle donne.

 

 

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