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Sul vocabolario il termine relax è definito come uno stato di riposo fisico e psichico.
Quando generalmente si parla di relax, si pensa alle spiagge, alle palme e al mare delle Hawaii, massaggi rilassanti o musica orientaleggiante.
Nella quotidianità essere in “relax” significa ritagliarsi uno spazio fisico e mentale in cui mettere in pausa tutti i pensieri che ci turbano.
A volte, per diverse ragioni, questo relax non è possibile: non è, infatti, così semplice vivere momenti di benessere e si è portati a pensare che sia necessario ricorrere a qualcosa di esterno. Sempre più emerge come gli psicofarmaci siano una possibile soluzione, su prescrizione di uno specialista o, nel peggiore dei casi, procurandoseli di propria iniziativa, in maniera rischiosa e senza prescrizione medica.
Secondo diversi studi, fra cui una ricerca dell’Università di Padova il lockdown sembra stia causando una “psico-pandemia” , in particolare grossi effetti negativi sulla salute mentale e abilità cognitive, tra cui l’incremento di disturbi depressivi, d’ansia e del sonno.
Aumentando la presenza di questi disturbi, c’è il reale rischio che anche l’utilizzo di psicofarmaci aumenti, come tentativo di cura.
Alla base della necessità di ricorrere a psicofarmaci sembra che vi sia la sensazione di non riuscire più a controllare le proprie emozioni e la convinzione che sedarle sia la soluzione per non esporsi a situazioni ingestibili, sia per sé che per gli altri.
Gli psicofarmaci, e in particolare le benzodiazepine, vanno ad agire su uno stato d’animo ansioso e di frustrazione, portando un certo sollievo.
Tra gli “psicofarmaci” più in uso ci sono: gli antidepressivi, i più usati sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), ad esempio lo Zoloft; gli ansiolitici, come le benzodiazepine (Xanax, Rivotril, Valium); gli antipsicotici; gli stimolanti e gli stabilizzatori dell’umore come il Litio.

Da una ricerca personale di una studentessa che svolge il tirocinio presso Area15, è emerso come alcune colleghe di università provino uno stress eccessivo prima degli esami. L’ansia da esame è molto diffusa e, se diventa eccessiva, può diventare difficile da gestire e portare a malessere psico-fisico. A volte l’ansia può portare a sintomi fisici come irrequietezza e nausea o può essere talmente forte da cronicizzare e diventare disturbo. Talvolta l’ansia può sfociare nell’abuso di sostanze per “curare” lo stato ansioso.

La questione fondamentale è che il voto d’esame viene percepito come un giudizio valoriale personale sull’essere o meno una persona di successo.
In questo periodo si prova spesso lo stress da esame online, in cui lo studente deve destreggiarsi tra eventuali problemi di connessione o difficoltà a parlare di fronte a uno schermo. La tirocinante ha raccolto una testimonianza da una collega, 23 enne, che soffre molto lo stress “da università” e ricorre ad ansiolitici da tempo, a causa dell’eccessiva ansia da prestazione per studio, che poi col tempo è cronicizzato in disturbo.

Perché fai uso di ansiolitici?
L’uso di Xanax mi aiuta a gestire l’ansia da prestazione in relazione agli esami universitari. Me lo ha prescritto lo psichiatra. A volte mi capita di avere degli attacchi di panico che non so come gestire. In ambito accademico mi capita di non rendere come vorrei, perché l’ansia prende il sopravvento. Assumere psicofarmaci in piccole quantità mi aiuta a tenere a bada l’ansia da prestazione. Da quando li prendo, mi sento un po’ più rilassata.

Da quanto tempo fai uso di ansiolitici?
Ho iniziato a soffrire di disturbi d’ansia dal liceo. Ho iniziato ad assumere psicofarmaci in quinta superiore.

Che dosaggio assumi di Xanax? La quantità assunta può dipendere dall’avvicinarsi della data dell’esame?
Inizialmente ne prendevo poco, i primi tempi durante il liceo 4/5 gocce, perché penso siano farmaci pesanti. Adesso 10 /12 gocce e poi, quando mi avvicino agli esami, 14 gocce. Agisce al bisogno, cioè se uno ha un esame alle dieci della mattina, l’effetto è immediato senza provocare sonnolenza.
Sto cercando di ridurlo, perché è un farmaco pesante, ma in coincidenza del prossimo esame devo prenderlo, perché posso avere delle crisi.

Pensi che l’uso di psicofarmaci sia incrementato durante il lockdown?
Personalmente la mia ansia non è dovuta al Covid, ma all’università. Nel periodo di lockdown, invece, alcune mie amiche hanno sentito la necessità di prendere psicofarmaci, tutti prescritti in quantità e tipo dal medico di base. Ansia, paura, insicurezza, impotenza: queste sono le emozioni che mi hanno raccontato di provare e sentire. Con gli psicofarmaci hanno sicuramente eliminato e ridotto queste emozioni.

Provi ansia a fare gli esami online? Più o meno che farli in presenza?
Provo più ansia in DAD. Gli esami online in particolare mi mettono a dura prova, data l’incertezza della connessione e la “distanza” sia fisica che psicologica dal professore. Inoltre, non ho buona dimestichezza con il computer.

In conclusione, stress, lockdown, DAD, relazioni virtuali hanno messo a dura prova i giovani. Si consiglia, per prevenire eventuali abusi o dipendenze da psicofarmaci, di parlare delle proprie difficoltà con personale specializzato.

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